venerdì 22 marzo 2013

Cerba: la vicenda si complica (ulteriormente)

Il fallimento del gruppo Ligresti sta affondando anche il Cerba, la cosiddetta “città della scienza” che dovrebbe sorgere a Milano, in via Ripamonti, in aree ricomprese nel parco Agricolo Sud Milano e del tutto inadeguate a ricevere una iniziativa del genere.
 
Presentato come un centro medico di “eccellenza”, dopo aver seguito a tappe forzate un iter di approvazione piuttosto “confuso”, oggi sembra essersi ridotto, nel tentativo di “racimolare” qualcosa, ad una sorta di mera ultima spiaggia per i creditori del gruppo Ligresti.
 
E, in questo tentativo di recuperare parte delle cifre dovute dal gruppo Ligresti, sembrano non mancare neanche condotte poco corrette da parte di alcuni creditori.

Come riporta Il Giornale (Crac Ligresti, creditori appesi al Cerba, 22.03.2013, di Luca Fazzo, qui l’articolo completo), il comportamento di alcune banche hanno insospettito i giudici delegati dal Tribunale che quindi “hanno quasi azzerato il credito vantato dalle banche [Unicredit e Bpm] verso il fallimento, hanno chiesto la cancellazione dell’ipoteca sui terreni, e hanno accusato esplicitamente le banche di essersi fatte dare l’ipoteca per garantire vecchi crediti precedenti, ovvero per garantirsi la cassa alle spalle degli altri creditori. Questo – oltre ad aprire uno scenario di cui potrebbe interessarsi la Procura della Repubblica – lascia le due banche con un buco di oltre duecento milioni”.
 
A parte questo, la speranza dei creditori di recuperare qualche cosa si poggia tutto sulla politica. Comune di Milano, Provincia e Regione dovranno infatti stabilire se confermare o meno l’edificabilità dell’area del Cerba. Nel secondo caso i creditori vedrebbero volatilizzarsi immediatamente 120 milioni di euro che sperano di ricavare da queste aree.
 
Ma se invece dovessero decidere di incaponirsi a continuare in questa vicenda, siamo sicuri che, viste le “incerte” situazioni economiche di alcuni soci (ad esempio RCS), ci siano poi le risorse per realizzare davvero il Cerba e le opere accessorie? Infatti, nel caso in cui non ci fossero le condizioni necessarie per costruire questa “Città della Scienza”, le aree dovrebbero tornare inedificabili (come previsto dagli accordi). Quindi l’agonia più lunga non garantirebbe l'effettivo recupero di quei 120 milioni di euro.
 
Perché quindi non cogliere questa occasione e ripensare completamente l’operazione Cerba? Magari ripartendo da una sua localizzazione in un’area più adeguata a ricevere una iniziativa del genere.

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